Vimi Fasteners è nata nel 1967 e nel suo mezzo secolo di storia si è affermata come realtà d’eccellenza nei sistemi di fissaggio industriali ad elevate prestazioni. La principale sede produttiva si trova a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, nel cuore della “motor valley”, realtà di fama mondiale per la meccanica. Non a caso tra i nostri clienti ci sono le supercar di Ferrari e Maserati e le moto di Ducati.
Produciamo viti e componentistica di fissaggio per applicazioni sfidanti, dalle viti prigioniere e viti biella per i motori endotermici a quelle impiegate nei più svariati settori dell’industria.
La capacità di raccogliere le sfide tecnologiche del mercato è una delle nostre caratteristiche distintive, siamo infatti una società di competenze, capace di realizzare innovazioni di prodotto e di processo. Le nostre viti uniscono i componenti dei turbocompressori delle auto, i motori dei veicoli commerciali, delle macchine operatrici e dell’agricoltura, così come sono impiegate nel settore Oil&Gas, nelle infrastrutture, energia e nell’aerospazio. La differenziazione delle applicazioni e dei settori industriali dove vendiamo i nostri prodotti ci assicura un’elevata resilienza in periodi di cambiamento dei mercati come quelli che stiamo vivendo.
A fine 2021 le applicazioni industriali coprivano circa il 50% del nostro fatturato, seguite dalle vendite nel settore automotive con un 27% ed un ulteriore 8% specifico per le supercar, che premiano sempre di più soluzioni ad elevato know how, innovative per leggerezza e resistenza”. Marco Sargenti, ingegnere meccanico con un passato in GE, è nel gruppo dal 2014 e rappresenta anche un segnale evidente del processo di managerializzazione avviato dai soci di maggioranza. La famiglia Storchi, infatti, detiene una quota del 55,16% tramite la Finregg di Fabio e Fabrizio Storchi mentre il 23,53% appartiene alla Astork di Aimone Storchi.
Dai tempi delle Viterie Mirabello è cambiato molto. Nel 2018 Vimi si è quotata raccogliendo circa 12 milioni di euro per il 24,4% del capitale. Come mai la decisione dell’IPO? Cosa avete fatto delle risorse raccolte? È stato difficile apprendere il linguaggio dei mercati?
“L’adattamento alla compliance di una società quotata è stato forse un po’ laborioso ma non difficile: molte buone pratiche di gestione erano già presenti e serviva solo una loro razionalizzazione e valorizzazione. I motivi della quotazione sono stati essenzialmente due. Il primo senza dubbio la crescita. Abbiamo confermato la volontà di perseguire una crescita organica e per linee esterne, potenziando la nostra offerta e al contempo promuovendo l’espansione geografica delle nostre attività. Il secondo motivo della quotazione è stato l’intenzione di acquisire ancora più autorevolezza e visibilità sul mercato, venendo incontro alle esigenze crescenti dei nostri clienti e offrendo loro ulteriori “garanzie” sulla nostra stabilità e serietà. Lo status di società quotata ci ha sicuramente aiutato in questo senso.
Nello stesso 2018 abbiamo acquisito la società MF Inox, che ci ha consentito di approdare ai comparti dell’Oil&Gas, delle energie rinnovabili (torri per l’eolico), delle infrastrutture (dalle costruzioni alle ferrovie). Nel 2017 abbiamo stabilito una presenza diretta in Germania attraverso la Vimi Fasteners Gmbh e nel 2018 abbiamo costituito la Vimi Fasteners Inc, legal entity negli Stati Uniti, creando in questa area una presenza autonoma e indirizzata alla commercializzazione dei prodotti Vimi oltreoceano. Oggi Vimi Fasteners conta circa 250 dipendenti, due impianti produttivi tra la sede di Novellara (RE) e quella del comasco (MF Inox), una vasta presenza globale che oltre in Italia ed Europa tocca anche Stati Uniti, Canada, Messico, etc, con un area manager a Shanghai e due agenti nel Regno Unito”.
Ma come funziona il processo produttivo e il vostro mercato, quali sono le sfide dopo il Covid e in questa fase di inflazione dei costi energetici e delle materie prime?
“Il nostro processo produttivo consiste sostanzialmente in uno stampaggio a freddo di filo metallico partendo da rotoli di diversi diametri, a cui segue un trattamento termico di bonifica (tempra e rinvenimento in forni che raggiungono i 1000°C di temperatura); questo processo si rende necessario per raggiungere le elevate caratteristiche di resistenza meccanica e tenacità dei sistemi di fissaggio. Dopo questa fase possono essere previste delle lavorazioni meccaniche di tornitura o di rettifica per poi giungere alla rullatura del filetto, che avviene sempre per deformazione plastica del metallo. A seguire possono essere richieste una varietà di trattamenti superficiali mirati ad aumentare le caratteristiche di resistenza alla corrosione, controllo dei parametri di serraggio, anti-svitamento, estetici, etc. L’ultima fase è sempre quella di controllo per cui disponiamo di sistemi di selezione ed imballaggio in grado di controllare ogni singolo componente dei 200 milioni che produciamo in un anno. Il know how sviluppato negli oltre 50 anni di vita della società spazia dalla scienza dei materiali metallici a quella della deformazione plastica, trattamenti termici, lavorazioni meccaniche e processi non convenzionali per aumentare la resistenza dei sistemi di fissaggio.
La vendita dei nostri prodotti avviene essenzialmente con tre modalità diverse. Le nostre forniture possono essere vendute direttamente agli OEM (come Ferrari, Garrett, ABB, Iveco, etc), ai distributori che a loro volta li rivendono ai loro clienti ed anche ai tier1 ovvero a società che producono sistemi per gli OEM.
Dopo un 2020 che ci ha visto fronteggiare la pandemia, il 2021, è stato un anno eccellente in cui la resilienza del nostro modello di business è stata capace di sfruttare al meglio le opportunità dei settori in forte ripresa, mitigando ad esempio le difficoltà mostrate dal settore automotive, derivanti dalle limitazioni della supply chain. Abbiamo raggiunto un fatturato di 48 milioni di euro in crescita del 23% a/a superiore ai valori del pre-pandemia. L’ebitda è cresciuto di quasi il 70% a 6,72 milioni, l’utile si è moltiplicato da una perdita di 255 mila euro ad un utile di 2 milioni. Abbiamo inoltre migliorato la nostra struttura patrimoniale riducendo la PFN da 19,59 a 16,27 milioni di euro rafforzando il patrimonio netto a 28,2 milioni di euro propedeutico per un’ulteriore crescita.
Il balzo del backlog ordini di fine anno a 33,5 milioni, rispetto ai 24 milioni di euro del 2020, ci mostra che le dinamiche di fondo del mercato rimangono positive nonostante le tensioni sui costi dell’energia e l’aumento delle materie prime. Relativamente ai rincari di quest’ultime abbiamo clausole contrattuali con formule di aggiustamento prezzo che ci consentono di trasferire questi aumenti ai nostri principali clienti. Siamo confidenti che la nostra offerta di prodotto, unità alla differenziazione dei settori di mercato dei nostri clienti, possa garantirci una crescita ulteriore nei prossimi anni superando anche le incertezze derivanti dall’attuale conflitto Russo-Ucraino”.